https://www.onrugby.it/2021/03/30/le-decisioni-degli-arbitri-sui-contatti-con-la-testa-spiegati/
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La tutela della salute dei giocatori è ed è sempre stata la priorità numero uno nel mondo del rugby – dice l’arbitro – con la prevenzione dei colpi alla testa in cima alla lista.”
“Ecco perché è stato sviluppato un nuovo processo decisionale per i contatti con la testa” prosegue Barnes, evidenziando la differenza rispetto al framework precedente, che si occupava solamente di quei contatti derivanti da un placcaggio alto.
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Come il vecchio framework anche l’Head Contact Process è rappresentato da un albero di decisioni che si ramifica a partire da una serie di domande: c’è stato contatto con la testa? Il contatto è derivante da un fallo? Qual è il grado di pericolo dell’intervento? Ci sono fattori mitiganti?
Il livello di pericolo viene giudicato attraverso l’ammontare di forza utilizzata da chi ha commesso il fallo e dal fatto che il contatto con la testa sia diretto o indiretto, mentre fattori mitiganti sono un improvviso cambio della posizione del giocatore che ha subito il colpo o un chiaro tentativo di abbassarsi da parte di chi commette il fallo.
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Al nuovo framework ha lavorato un gruppo di lavoro molto ampio, di cui hanno fatto parte rappresentanti dei giocatori come Conrad Smith e Richie Gray, tecnici come Gregor Townsend, lo stesso Wayne Barnes e il collega Jaco Peyper, membri delle commissioni disciplinari e mediche, il capo degli arbitri internazionale Joel Jutge e il responsabile tecnico del rugby di alto livello Joe Schmidt, l’ex head coach della nazionale irlandese.
Dopo il Sei Nazioni questo metodo decisionale di affrontare i colpi alla testa sarà quello universalmente adottato dagli arbitri attraverso delle linee guida del regolamento.
Se nell’immediato potrà continuare a generare partite con un alto numero di cartellini, nel medio periodo vorrebbe riuscire a cambiare il comportamento dei giocatori per salvaguardare la loro stessa salute.
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